venerdì 2 maggio 2014

I residui attivi e passivi: cosa sono, come incidono nell' equilibrio di bilancio e quali classificazioni sono da fare in ordine ai residui attivi


I residui rappresentano un' altra delle componenti, insieme ai debiti fuori bilancio,
che possono contribuire al fatto che siano disattese le previsioni del bilancio previsionale rispetto al rendiconto.
Può accadere difatti, che non tutte le entrate programmate nel previsionale nel corso di un esercizio finanziario siano poi effettivamente riscosse e che non tutte le spese, sempre nel medesimo esercizio, siano effettivamente pagate. Ciò comporta che le spese ancora da riscuotere o ancora da pagare vadano a costituire i residui.
Questi ultimi si classificano in attivi e passivi. I residui attivi si riferiscono alle entrate e i residui passivi alle uscite.

Ora, proprio perché la presenza dei residui procura il più delle volte il disallineamento tra le entrate e le uscite previste( previsionale) e quelle effettive( rendiconto), è importante che un ente locale conduca una buona gestione dei residui che misuri non solo il loro ammontare ma che sia anche promotrice di una politica di smaltimento degli stessi soprattutto alla chiusura di ogni esercizio finanziario.
La politica di smaltimento è solo però la fase successiva di una preventiva operazione di riaccertamento dei residui attraverso la quale si valuta se effettivamente sussistono ancora le condizioni per conservare tali somme nel rendiconto alla voci di “ credito e debito “.

L' operazione di riaccertamento del resto non è un vezzo ma deriva da una specifica previsione di legge prevista dall' articolo 228 comma 3 del Testo Unico degli Enti Locali secondo il quale: “ Prima dell' inserimento nel conto di bilancio dei residui attivi e passivi, l' ente locale provvede all' operazione di riaccertamento degli stessi, consistente nella revisione delle ragioni del mantenimento in tutto o in parte dei residui “.


Una buona gestione ad esempio dei residui attivi e cioè delle somme ancora da incassare, presuppone una loro distinzione tra crediti di dubbia esigibilità che andrebbero mantenuti in bilancio perché la loro riscossione è considerata ancora probabile e crediti inesigibili reputati non più incassabili sulla base di svariate motivazioni che variano dall' anzianità del credito, alla condizione del debitore contemplando anche le disfunzioni organizzative interne dell' ente locale. Proprio tale tipologia di crediti ( quelli inesigibili) andrebbe stralciata dal bilancio, ossia cancellata, per evitare di inserire a copertura delle uscite, entrate fittizie e cioè inesistenti.

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